[Questo post è in continuo aggiornamento, è il frutto della mia opinione personale, e non rappresenta un parere legale.]
E parliamone, dai. Quando su Mommit, più di un anno fa, osai parlare dei giveaway, ci fu chi mi mandò email per dirmi: Ma come osi? Perché dici queste cose? In questo modo ci danneggi tutti!
La mia risposta, e la mia filosofia, è sempre stata: io preferisco avere gli strumenti per conoscere, per imparare, e per fare una valutazione quanto più oggettiva possibile. In questo modo ciascuno può mettere sul piatto della bilancia i rischi e i benefici, e decidere cosa ritiene meglio per se stesso.
A un anno di distanza, mi sento di ribadire la mia opinione iniziale: secondo me i giveaway in Italia non si possono fare se c’è di mezzo un’azienda che si promuove attraverso il vostro blog.
[Non sono una avvocata, posso sbagliare. Lo scrivo, casomai foste in cerca di certezze.]
Li abbiamo fatti, i giveaway: io credo che abbiamo sbagliato, eravamo ignoranti. Ma dagli errori si può sempre imparare qualcosa, soprattutto per rispettare quel tanto amato Codice delle Buone Pratiche dei Blogger che abbiamo tutte (noi mammeblogger, ndr) preparato, e che alla fine si è rivelato essere, al momento, l’unico Codice di Autoregolamentazione italiano per i blogger.
Nel frattempo, io ho provato ad informarmi, e a fare ricerche. Ecco cosa ho capito, ed ecco cosa ho raccontato, insieme a Nestore, al MomClass di ReteLab nel giorno del Social Family Day.
La normativa concorsuale parla chiaro, a nostro parere, e include anche quei giveaway in cui non c’era assegnazione di un regalo/premio in base a un’estrazione, ma a un giudizio personale. Parla in particolare modo di imprese, ovvero di aziende.
Infatti:
Art.2 Concorsi a premio
1. Sono considerati concorsi a premio le manifestazioni pubblicitarie in cui l’attribuzione dei premi offerti, ad uno o più partecipanti ovvero a terzi, anche senza alcuna condizione di acquisto o vendita di prodotti o servizi, dipende:
a) dalla sorte, sia che l’estrazione dei vincitori sia organizzata appositamente, sia che si faccia riferimento ad altra estrazione o ad altra designazione che dipende comunque dalla sorte;
b) da qualsiasi congegno, macchina od altro, le cui caratteristiche consentano di affidare unicamente all’alea la designazione del vincitore o dei vincitori dei premi promessi;
c) dall’abilità o dalla capacità dei concorrenti chiamati ad esprimere giudizi o pronostici relativi a determinate manifestazioni sportive, letterarie, culturali in genere o a rispondere a quesiti o ad eseguire lavori la cui valutazione è riservata a terze persone o a speciali commissioni;
d) dall’abilità o dalla capacità dei concorrenti di adempiere per primi alle condizioni stabilite dal regolamento, purché le modalità dell’assegnazione dei premi siano oggettivamente riscontrabili e i concorrenti che non risultino vincitori possano partecipare all’assegnazione di ulteriori premi.
La normativa Ufficiale sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico:
Art.6 Esclusioni : http://sosonline.aduc.it/
normativa/430+2001+ regolamento+concorsi+ operazioni+premio_18374.php
1. Non si considerano concorsi e operazioni a premio:
a) i concorsi indetti per la produzione di opere letterarie, artistiche o scientifiche, nonché per la presentazione di progetti o studi in ambito commerciale o industriale, nei quali il conferimento del premio all’autore dell’opera prescelta ha carattere di corrispettivo di prestazione d’opera o rappresenta il riconoscimento del merito personale o un titolo d’incoraggiamento nell’interesse della collettività;
Ovvero? Per esempio, sempre secondo il mio parere, per inventare il claim di una campagna pubblicitaria, o per creare un logo, o per disegnare un progetto architettonico. Il premio dunque è il riconoscimento stesso o un corrispettivo.
E va bene che può essere davvero rilevante, sul proprio cv, scrivere che siete l’ideatore di una grande campagna pubblicitaria: ma se vi pagavano non era meglio?
Ma questo la Legge non lo dice, lo dico io che sono cattiva dentro.
Quello che a me ha messo in allarme, è ciò che ho visto accadere negli ultimi tempi: aziende e agenzie, consapevoli delle sanzioni previste, chiedono alle blogger di firmare documenti in cui l’azienda scarica ogni responsabilità. Organizzano quindi dei ‘contest’, chiedendo alla blogger di acquisire le responsabilità legali legati all’estrazione del premio messo in palio.
Questo è l’estratto di una lettera vera che ho ricevuto da una mia cliente, che per ovvi motivi rendo anonima, togliendo i riferimenti dell’azienda e dell’agenzia, e cambiando solo leggermente i termini, ma non il senso dello scritto:
Il blogger deve decidere in modo indipendente il vincitore del contest e inviare a il premio. Quest’ultima richiesta è assolutamente necessaria poiché a norma di legge non può essere l’azienda a creare un contest, né l’azienda può scegliere un vincitore e ad inviare i prodotti. Proprio per questo motivo il cliente mi ha chiesto di farti firmare una lettera in cui ti assumi la responsabilità dell’invio dei prodotti: abbiamo più volte controllato e questo è l’unico modo perché il contest sia a tutti gli effetti a norma di legge.
Da ricerche effettuate il Rete (ho fatto un brutale copia/incolla di lettere ufficiali, ma omettendo nomi e cognomi, per non danneggiare nessuno), io ho dedotto (sempre il via del tutto PERSONALE), che pure per i privati ci sia impedimento nell’organizzazione dei giveaway.
Il Ministero dello Sviluppo Economico risponde così:
Premesso che se si parla di pesca, essa può essere svolta solo da associazioni senza fini di lucro o ONLUS, comitati ecc. con le modalità ed i limiti di cui agli articoli 13 e 14 del d.P.R. n. 430/2001 di cui competenti sono i Monopoli di Stato, il Prefetto della provincia ove si svolge la manifestazione o il Sindaco del Comune, quando si organizzano le iniziative da Lei descritte, che hanno i caratteri di un concorso a premio, colui che le fa dovrebbe essere iscritto al Registro imprese perché sui premi dati in palio devono essere pagate le imposte e le manifestazioni a premio, in base all’art. 5 del d.P.R. n. 430/2001, possono essere svolte esclusivamente dalle imprese. In realtà, se però non si acquista nulla per partecipare ed il bene dato in premio ha il valore di mercato non superiore ad euro 1,00, tali iniziative beneficiano dell’esclusione dagli adempimenti di cui al citato d.p.R. n. 430/2001.
Qualora invece siano concorsi a premio sottoposti alla disciplina predetta, e il soggetto non è impresa, vi sarà segnalazione alla GdF e all’Agenzia delle Entrate per verificare se tali soggetti svolgono attività di impresa evadendo il fisco.
[…]
Le iniziative che prevedono la promozione della vendita di un prodotto ovvero la sua conoscenza o anche la conoscenza dell’azienda o del marchio di un’impresa con la promessa di premi hanno le caratteristiche di manifestazioni a premio per le quali sono necessari adempimenti vari, anche sotto l’aspetto fiscale. Tuttavia, si specifica che la materia è circoscritta alle imprese. Pertanto, se si tratta di privati, mettere in palio dei premi potrebbe costituire esercizio abusivo di attività di impresa che è compito della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate accertate al fine di verificare che non vi sia stata evasione del fisco.
Circa i concorsi nei quali è prevista la creazione di un’opera, essa è circoscritta a casi specifici che non riguardano certamente ciò che possono fare i singoli privati.
Dunque a me pare di capire che:
– il premio non dovrebbe avere un valore superiore a 1eur;
– la pesca è riservata solo ad ONLUS, associazioni o comitati;
– se si tratta di privati, mettere in palio dei premi potrebbe costituire esercizio abusivo di attività di impresa. Ovvero: i concorsi possono essere organizzati solo dalle aziende, le quali devono attivare una procedura per pagare le imposte previste dalle manifestazioni a premio, a meno che non organizzino un concorso previsto dalle esclusioni, ovvero: produzione di opere letterarie, artistiche o scientifiche; oppure con premi non superiori a 1eur di valore.
La morale? Facciamoci furbi: vale davvero la pensa di rischiare eventuali sanzioni per questo? Ma, soprattutto: facciamo che io mi stia sbagliando e che i giveaway siano perfettamente legali: vale davvero la pena di offrire gratuitamente delle vetrine pubblicitarie alle aziende, che vi fanno lavorare gratis e in cambio hanno un grande ritorno pubblicitario?
Se potete, non lavorate gratis, ma questo lo aggiungo io, che sono cattiva dentro (per caso lo avevo già detto?).
Probabilmente alla Guardia di Finanza non frega nulla dei contest pubblicizzati attraverso il blog.
Ma io ho questa fastidiosa paura: in Italia è già tutto complicato, difficile, burocratizzato e indecifrabile.
Meglio non aggiungermi altri problemi. Ho già aperto una startup e sto morendo di burocrazia.
Per il resto, che dire: è un vero peccato, è anche un po’ uno schifo.
Discutiamo su quanto siano limitate e ingiuste le Normative in Italia in merito a tutto ciò che riguarda Internet?
Ma no, non discutiamone, lo sappiamo già.
Io ho questo brutto vizio di non passare col rosso.
Che ci posso fare, sono fatta così.
UPDATE.
Copio il commento di Silvia Tropea, avvocato, che risponde in modo PERSONALE al post sovrastante (qui non stiamo offrendo parere legale, e tenetelo sempre comunque a mente), e che io ringrazio moltissimo.
Tutte le informazioni che avete dato nel post mi sembrano corrette.
La norma, ovviamente, non è concepita per il giveaway del piccolo blog, ma questa è l’unica norma attualmente in vigore e questa si applica. Per qualsiasi tipo di concorso a premi, è necessario pagare un’imposta percentuale sul valore del premio. Oltre alle imprese, possono organizzare concorsi anche altro tipo di Enti (pensate alle lotterie organizzate dai comitati per le feste di paese ad esempio), ma comunque non un singolo privato cittadino non imprenditore.
[…] I concorsi si possono fare, se l’azienda che offre il premio segue la procedura corretta.
Sulla questione della creazione d’opera letteraria o artistica, si cerca la scappatoia. Ora: far scrivere una frasetta o un tweet o inviare una foto o simili, difficilmente potrà essere equiparato a “produzione di opere letterarie, artistiche o scientifiche, nonché presentazione di progetti o studi in ambito commerciale o industriale”. L’esclusione dagli oneri fiscali è riferita a ben altro. E comunque è solo un’esclusione dal pagamento dell’imposta, non dal rispetto della normativa.
Indubbiamente l’unico modo corretto di organizzare un giveaway oggi è:
– farlo organizzare dall’azienda che offre il premio, dopo aver pagato le imposte dovute e usare il blog solo come vetrina del concorso
– mettere in palio un premio che non ha valore commerciale (questo esonera dall’intera normativa, quindi, ma è sempre interpretazione, può essere organizzato anche da un privato). Quindi un oggetto di piccolo artigianato o design o grafica realizzato personalmente.Le aziende che propongono l’assunzione di responsabilità da parte del blogger […] puntano sull’ignoranza dei blogger in materia giuridica.
In particolare, mi colpisce un altro punto del suo commento, che era anche lo stesso interrogativo che mi ponevo personalmente nel mio post, e su cui mi sono interrogata in questi mesi di lavoro:
E se l’applicazione di questa legge fosse un’opportunità?
Le aziende di solito, offrendo un loro prodotto, si scaricano di ogni problema organizzativo e caricano sulle spalle del blogger un lavoro enorme: scrivere un post che susciti interesse, divulgarlo, organizzare liste di partecipanti, verificare la rispondenza ai requisiti richiesti, fare l’estrazione, contattare il vincitore, ecc.
Uno dei motivi per cui ho smesso di organizzare giveaway, è stato, oltre alla paura di incorrere in problemi legali, anche la FATICA enorme per gestirli, a fronte di un guadagno inesistente, senza neppure un ritorno in termini di visibilità. Forse, tanto tempo fa, organizzare un giveaway portava link anche al blogger, e dunque una certa visibilità. Io, almeno, lo credevo.
Con il tempo mi sono resa conto che il tempo, nel mio lavoro, è un costo.
Una considerazione forse banale per molti, ma per me nuova: prima di allora, credevo di avere tempo per fare qualsiasi cosa.
Oggi, ho bisogno di lavorare per avere tempo di VIVERE.